Stravinskij: HISTOIRE DU SOLDAT
Venerdì 28 settembre 2018
Chiostro del Conservatorio, ore 20
Igor Stravinskij: HISTOIRE DU SOLDAT
28 settembre 1918
28 settembre 2018
(nel centenario dalla sua composizione)
Pasquale Melucci, violino
Michele Cellaro, contrabbasso
Vito Liuzzi, clarinetto
Marcello De Giuseppe, fagotto
Giovanni Ventrella, tromba
Giuseppe Guida, trombone
Stefano Baldoni, percussioni
Maurizio Pellegrini, voce recitante
Ettore Papadia, direttore
Nell’anno finale della Grande Guerra, esule in Svizzera dopo la confisca di tutti i suoi beni a causa della rivoluzione russa, privo di ogni mezzo di sostentamento, Igor Stravinsky pensò all’allestimento di un balletto che potesse essere realizzato con poche risorse. Ispirandosi alle fiabe russe di Afanasiev, concepì Histoire du soldat lue, jouée et dansée en deux parties (Storia del soldato da leggere, recitare e danzare in due parti), scritta in collaborazione con lo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz, anch’egli profugo.
La vicenda narra di un soldato che, tornato a casa per una licenza, viene blandito dal diavolo il quale gli sottrae il violino in cambio di un libro capace di realizzare ogni suo desiderio. In tre giorni tutti i sui sogni si realizzano, ma al risveglio, tornato a casa, si rende conto che sono trascorsi tre anni, sua moglie si è risposata e il suo posto nel focolare domestico è stato rimpiazzato. Ridiventato povero, il soldato riprende il cammino del profugo, giunge nel regno governato da un re la cui figlia malata sposerà chi sarà capace di guarirla. Con il suo violino, riconquistato al diavolo con uno stratagemma, seduce la principessa che, danzando un tango, un valzer e un ragtime, cade fra le sue braccia. Il tradizionale lieto fine viene tuttavia rovinato dal diavolo che reclama il violino e l’anima del soldato come stabilito dal patto.
L’idea di fondo è il dramma dello sradicamento: il soldato è metafora dell’uomo costretto a viaggiare da un luogo all’altro, come l’autore e il compositore stessi, lontano dalla propria patria a causa delle guerre. Lo spettacolo doveva essere povero, facilmente allestibile per poter essere proposto in varie località e villaggi: era infatti previsto che la scena si svolgesse su un piccolo palcoscenico portatile e smontabile come negli spettacoli ambulanti. Un organico ristretto, formato da sette elementi (clarinetto, fagotto, cornetta a pistoni, trombone, violino, contrabbasso, batteria), doveva eseguire i brani musicali che accompagnavano la lettura del narratore, mentre gli avvenimenti narrati venivano coreografati da azioni mimate e danzate. Agli strumentisti si aggiungono un narratore, due attori e una ballerina.
Nonostante la povertà e la ristrettezza dei mezzi, quest’opera travalica il suo tempo ponendosi nell’avanguardia musicale del Novecento. Già ad un primo ascolto si percepisce un generale effetto di distorsione, provocato dalla contrapposizione fra la narrazione, fredda e marziale, e il tono lirico e fiabesco del soggetto. Quasi come in un’opera cubista, la musica si disarticola e si scompone in un susseguirsi di varie forme musicali come la marcia, il concerto, la danza e persino il corale intessute in una trama compositiva costituita da tante tessere, tutte brevi, fugaci, accostate l’una all’altra in un collage sonoro fatto di continue alternanze di tempi discrepanti, di timbri stridenti, di ritmi sincopati. Il ritmo è incisivo e mutevole, il timbro degli strumenti viene deformato fino a diventare paradossale e dissacrante. Al fagotto, strumento che spesso sostiene i caratteri buffi nell’opera, viene affidato il motivo della fanfara, irridendo alla musica militare. Il violino, fatta piazza pulita dei virtuosismi ottocenteschi, rimanda alla tradizione popolare, quasi non si trattasse di un’esecuzione musicale vera e propria ma dell’accordatura dello strumento o dell’insistere attorno ad una nota per tentare di improvvisare un motivo, un po’ come farebbe un principiante o un violinista di strada.
Nel 1919 Stravinsky operò alcune modifiche all’opera trasformandola in due suite: una da concerto con lo stesso organico strumentale ma senza le parti vocali e un’altra con un organico ridotto per violino, clarinetto e pianoforte.
INGRESSO LIBERO